lunedì 16 novembre 2015

"grazie"

Cammino sul marciapiede cercando di intravederlo attraverso le tenebre che, ormai, si impossessano del mondo già nel pomeriggio. Perso nei miei pensieri percepisco appena il rumore della bicicletta che, dietro di me, sta per raggiungermi. Istintivamente mi faccio da parte per lasciarla passare ben sapendo che, comunque, una bici non dovrebbe transitare sul percorso riservato ai pedoni. La cosa comunque non mi dà fastidio: con il buio precoce di questi giorni farebbe sentire più tranquillo anche me viaggiare fuori dalla sede stradale.
Mentre mi sorpassa mi dice una sola parola: "grazie".
Mi fermo a seguirla con lo sguardo mentre si allontana dopo aver risposto un sommesso "figurati!".
Ora come ora non so che faccia abbia avuto nè se si potesse definire bella o brutta. So che era sulla quarantina, bionda con i capelli relativamente corti e che pedalava spingendo sui pedali con i talloni, come i bimbi. Quello che, invece, mi è rimasto è quella singola parola, pronunciata con una voce che definire morbida o vellutata sarebbe riduttivo. Una singola parola pronunciata in modo... perfetto. Un intrinseco sorriso impresso nel timbro, nessuna inflessione. Una tonalità che accarezza l'aria mentre dalla sua bocca raggiunge le mie orecchie. Una voce che per mille altre parole avrei ascoltato.
Fermo sul marciapiede la guardo allontanarsi e mi rendo conto che la vorrei fermare. Vorrei urlarle "hey tu, torna qui. parlami ancora e ancora. Dimmi tante altre parole. Dimostrami che il mondo nasconde anche belle sorprese. Fammi stare bene!"
Ovviamente non faccio nulla se non guardarla scomparire lungo la via avvolta dal buio. Mentre riprendo a camminare penso che, anche solo per questo piccolo "grazie", la mia giornata, oggi, è un po' migliore di ieri.

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