domenica 8 novembre 2015

Perchè scrivo

Lo scorrere delle dita sulla tastiera non mi sembra mai abbastanza veloce. Ogni stupido errore per il quale sono costretto a tornare indietro a correggere, altro non è che un dosso rallentatraffico per il mio pensiero che corre molto più veloce di quanto la pesante fisicità di queste mani riescano ad assecondare. Il cervello viaggia, mastica, sviluppa e crea. Emozioni, giochi, pensieri. Tutto merita di essere trasferito su un supporto che, domani, mi permetterà di rivedere, rileggere, rivivere. Ciò che meriterà potrà anche essere condiviso. Solo a questo punto possono cominciare i problemi: i segreti più inconfessabili, se sottoposti al solo nostro giudizio, possono mitigarsi in una serie di scuse fittizie che, operosamente, ricamiamo loro intorno. Proprio alla stregua di un maglioncino su misura. Il tutto per rendere più accettabile quanto ci siamo prestati a mettere nero su bianco. Quando si passa alla fase successiva, però, dobbiamo prepararci a strappare questa coltre di finte motivazioni con le quali abbiamo cullato il nostro pensiero perchè, al mondo, non gliene frega nulla di giustificarci. Anzi, spesso il mondo non vede l'ora di sfogarsi e, ogni canale che permette questa esplosione di forza e rabbia e cattiveria è più che benvenuto.
Ma l'onestà intellettuale vince sempre. Vince sulle critiche distruttive, vince sulla cattiveria, vince sull'invidia che, a conti fatti, sono malattie dalle quali mi sento immune.
Quando il pensiero che guida la penna è trasparente, rispettoso, educato e... sorridente, il mondo lo accoglierà benevolo perchè il mondo ha bisogno di concretezza e positività. Di qualcosa a cui appoggiarsi che renda le verità più sopportabili.

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