Racconto: fuoriconcorso Contest dei Cloni di Passione Lettura (gruppo FB)

Mi ha intrigato il concorso dei Cloni indetto su FB per il gruppo di Passione Lettura. Molto belli i racconti in finale. Personaggi del racconto Marcello e Anna: lui avvocato erede dell'attività del padre morto in un agguato e lei studentessa con gli occhiali. trentasette anni lui e ventisette lei. Luogo: Roma.
Vista la traccia, tutto può accadere.
Sono arrivato tardi per partecipare però voglio ugualmente sviluppare la traccia per vedere cosa ne esce. ;-)

Il metrò, anche questo lunedì, procedeva veloce sbatacchiando i passeggeri in un dondolio rapido e ritmato. Ormai Anna ci aveva fatto l'abitudine e questo shaker mattutino, a modo suo, la aiutava a digerire la colazione a base di caffè nero e biscotto integrale. Tutto ciò che riusciva a mangiare appena veglia. Saliva a Rebibbia, dove aveva trovato un appartamento del quale condivideva l'affitto con altre due studentesse, e se la faceva quasi tutta, l'urbe, per raggiungere la facoltà.
La distanza dalla famiglia, rimasta a Tropea, non era servita a fare sbocciare in lei quel desiderio di indipendenza che normalmente assale ogni studente che, dal paesello, si ritrova ad essere "padrone di Roma". Privata del controllo amorevole e mediamente ossessivo dei suoi, Anna si sentiva, invece, un pesce fuor d'acqua. Ingrediente principale della sua vita: la timidezza.
Lui, invece, saliva a Castro Pretorio e stava sempre in piedi. Lei lo guardava dal basso del suo seggiolino. Ogni giorno.
Aveva imparato a sedersi nella carrozza proprio di fronte all'ingresso, quella più trafficata, seppure, a inizio tratta, il treno era sempre tutto vuoto. Si sedeva lì perchè sapeva che lui, sempre di fretta, lì sarebbe entrato e lì sarebbe rimasto appeso al tubo per le tre fermate che lo separavano dal suo mondo.
- fermata Colosseo, attendere l'apertura delle porte e fare attenzione al gradino - Colosseo stop, wait for doors opening and mind the gap -
E lui usciva, come sempre, senza degnarla di uno sguardo.
Durante le ulteriori fermate che la separavano dalla Garbatella Anna aveva appena il tempo di fantasticare su di lui. Probabilmente abitava ai Parioli e faceva un lavoro importante in centro, visto l'impeccabile abito portato comunque, un po' sportivamente, senza la cravatta e la ventiquattrore in cuoio nero. Anna aveva anche il tempo di riprendersi un po' prima di incontrare l'amica Viviana e percorrere insieme il tratto a piedi che le avrebbe condotte in facoltà. A lei aveva parlato del misterioso uomo del metrò. Alto, bello, elegante e con quella barba ben curata che gli dava un'aria più seria di quanto Anna sperava non fosse in realtà. Viviana, curiosa, chiedeva nuovi dettagli ogni giorno: come era vestito? l'aveva guardata? le aveva addirittura parlato?


Anche oggi, martedì, lei era lì, esile e nascosta dagli occhialoni da intellettuale, nel suo vestitino leggero. Lo faceva impazzire il modo in cui se ne stava seduta con le lunghe gambe accavallate e con il piede ulteriormente infilato dietro il polpaccio. Come se tanto regalo che le aveva fatto la natura le fosse quasi d'impaccio. Era bellissima e il suo modo di sbirciare il mondo da sopra gli occhiali ne rivelava l'infinita timidezza. Sicuramente era una studentessa ma non ricordava che, quando era toccato a lui fare giurisprudenza per seguire le orme del padre, ci fossero nel suo corso ragazze tanto...perfette. O almeno era perfetta per lui, questo gli piaceva pensare. Solitamente non aveva alcuna difficoltà ad approcciare il gentil sesso ma con lei era differente: forse per il poco tempo a disposizione, tre fermate di metrò si consumano in sei minuti, o forse per la presenza di tutta la folla dell'ora di punta. Sta di fatto che, in cuor suo sapeva che erano tutte balle. La verità era che quella fanciulla che poteva avere dieci anni meno di lui, lo intimidiva perchè, sentiva, che con lei non avrebbe potuto scherzare. Con lei sarebbe caduto a pié pari nel rapporto che tanto rifuggiva per dare la "giusta priorità" alla sua vita. O almeno dare alla sua vita la priorità che suo padre aveva scelto per lui e che sua madre continuava a caldeggiare nonostante la morte prematura del marito in un agguato mafioso. Alle volte pensava che sua madre, fatto del padre un eroe, sognasse la medesima fine anche per lui. Che carogna si sentiva, però, forse, non sarebbe stato un errore andare a vivere in un altra casa: stare nello stesso palazzo della sua genitrice gli faceva sentire una pressione e una responsabilità costante sulle spalle, tanto da rinunciare ad una vita propria che, a trentasette anni, forse ormai si era meritato.

- fermata Circo Massimo, attendere l'apertura delle porte e fare attenzione al gradino - Circo Massimo stop, wait for doors opening and mind the gap -
Queste improvvise e gracchiate parole lo svegliarono dai suoi pensieri improvvisamente e si rese conto di avere saltato la sua fermata intanto che cercava di mettere in fila le priorità della sua vita. Si riscosse e,  mentre si rendeva conto della cosa, capendo che la sua priorità era "lei", si girò nella sua direzione istintivamente. Lei era lì. Lei lo guardava fisso con la bocca aperta, colta sul fatto mentre lo stava fissando, e un leggero rossore le invase, prepotente, il viso.

Cosa stava succedendo? perchè lui non era sceso a Colosseo? Se ne stava lì imbambolato pieno di pensieri. Mamma quanto era bello anche così, con quell'aria assorta. Improvvisamente il treno si fermò facendolo riprendere dal suo torpore e lui si girò verso di lei scoprendola mentre lo stava osservando, e gli occhi di lui furono negli occhi di lei e ci rimasero. A lungo.

Continuando a guardarsi lui allungò una mano verso di lei accogliendo la sua, esile, in una stretta tanto dolce quanto decisa. Lei si alzò aiutata dalla sua presa e gli fu davanti. Restarono così, fermi, a guardarsi negli occhi mentre il resto dei passeggeri entrava ed usciva alle varie fermate. Mentre Marcello si presentava, rompendo il ghiaccio, passarono Piramide e, a seguire, Garbatella.
Di certo Anna non si accorse, quando le porte si richiusero, del sorriso che si aprì sul viso di Viviana che, aspettandola in banchina, li aveva visti chiacchierare tra loro come se il resto del mondo non esistesse.
San Paolo, Marconi, Eur Magliana, Palasport e Fermi. Quando arrivarono a Laurentina erano ormai consci che  questo breve viaggio in metrò altro non era stato che il preludio di una intera vita insieme.






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